La legge 194, che nel 1978 ha legalizzato l’aborto in Italia, prevede che un figlio possa essere abortito entro 90 giorni dall’inizio della gravidanza, senza altra procedura che la semplice richiesta da parte della madre se essa ritenga che «la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito» (Art. 4). All’atto della richiesta, la madre ha un colloquio con il personale del consultorio, allo scopo di esaminare «le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno…
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Silvio Viale: chi era costui?
Nell’articolo di Stefano Lorenzetto, pubblicato su Il Giornale (2005), il ritratto del medico che ha avviato la sperimentazione della RU 486 in Italia. Raro esempio di coerenza, di una vita spesa per la morte, che nel 2016 è stato “premiato” con la candidatura nelle liste del PD, alle elezioni comunali di Torino. Per meglio sottolineare i propri “meriti”, il dott. Viale ha voluto comparire nelle immagini pubblicitarie della campagna elettorale con in mano le confezioni di Mifegyne, nome commerciale della pillola RU486. Vi sentireste garantiti se una ricerca sulla pranoterapia venisse affidata a Giucas Casella? E se una commissione d’indagine sul disturbo dell’identità di genere fosse presieduta da Platinette? Questo, grosso modo, è avvenuto a Torino con la RU486, la pillola brevettata per sopprimere il concepito entro il secondo mese di vita: a coordinarne la sperimentazione, poi bruscamente interrotta dal ministro della Salute, è stato chiamato il dottor Silvio Viale, ginecologo dell’ospedale Sant’Anna,…
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